Otto marzo, non esiste solo un giorno per non dimenticare mai di urlare “stop alla violenza”

Alessia De Mai, modella e attrice, testimonial della Giornata contro la Violenza sulle Donne

Storicamente considerata la “festa della donna”, dobbiamo considerare l’8 marzo la prima delle due giornate, oltre a quella del 25 novembre, dedicate ai diritti di genere e servono a ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo.

Giornate commemorative, anche se solo rappresentative, visto che, come tanti dicono, bisognerebbe inneggiare alla parità di genere per 365 giorni all’anno su 365, e visto che ancora oggi, nel 2018, troppe donne vengono sottomesse, maltrattate, considerate inferiori dalla figura (non da generalizzare e assolutizzare, ma purtroppo sempre presente) di un uomo padrone, violento, sopraffatore che vede la donna come oggetto, essere inferiore, vittima delle proprie frustrazioni. La violenza e la sopraffazione nascono da una cultura retrograda che non ha alcun tipo di giustificazione ma che risale dagli esordi della storia dell’essere umano, passando attraverso le culture buie del Medioevo, ma introducendosi anche come alibi nelle maggiori culture filosofiche e religiose mondiali dalle quali ancora oggi è difficile estirparle.

Nel ventunesimo secolo, come non mai, si sente di sconfiggere questo cancro, e si urla giornalmente “no alla violenza”, e le iniziative sul tema si moltiplicano in una epoca in cui la diffusione dell’informazione e della propria cultura di pensiero è amplificata grazie ai mezzi radiotelevisivi, e più di recente alla Rete Internet e ai social network. Ecco che tante realtà organizzative a livello sociale e imprenditoriali, individui singoli e gruppi di lavoro, produzioni cinematografiche e televisive, ambienti reali e virtuali, si operano giornalmente per dare il loro contributo e sensibilizzare il rispetto umano a sconfiggere un fenomeno che fa ancora parte della società e che sarebbe ora realmente di relegarlo unicamente a un passato storico.

Non è da ultimo però sottolineare che il grido “stop violence against women” a livello internazionale, “fermiamo la violenza contro le donne” nella nostra lingua madre, debba anche servire a non spingere nessuno a agire impulsivamente, ed ecco un invito a tutti e tutte, invito alternativo ma incisivo, di denunciare sì, ma unicamente quando ci sta il sentore di una scintilla di violenza, agire con psicologia, serenità d’animo, oculatezza, sempre e solo quando realmente si intuisce che il diavolo sta per uscire fuori, per evitare che la violenza si ribalti di posizione in forma diversa, e saper capire tutto questo prima e non dopo che il delitto venga commesso e non con rabbia, non con eccesso di istinto e volontà di vendetta, mettendo così alla base di tutto questo, soprattutto, un rispetto reciproco di genere e un ritorno al vero amore.

(documento di sensibilizzazione sociale a cura di DGPhotoArt di Davide Guida, Maria Mastrojanni e Maria Castello Management)

 

 

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