“E’ DOMENICA …SILENZIO”, la recensione di Vincenzo Frattini

Nei giorni 11 e 12  marzo 2023, presso il Teatro Alfieri di Marano di Napoli, si è tenuta la rappresentazione di “E’ domenica… Silenzio” da parte della compagnia teatrale “Gli amici dell’Arte”.

La commedia e’ liberamente tratta da la celebre opera “Il settimo si riposò” di Samy Fayad. La riduzione e l‘adattamento sono di Antonio Federico, che ne ha curato la regia, nonché l‘interpretazione del protagonista.

La trama dell‘opera è abbastanza nota: Antonio Orefice è un tranquillo vedovo che vorrebbe trascorrere la domenica in serenità ed in un serafico silenzio. Convive con la ancor giovane suocera di nome Gemma e la figlia Teresa, che è fidanzata con Gioacchino, un malato immaginario e patologico. Il nostro protagonista è ossessionato da Camporeale, il suo dirimpettaio, il quale viene osservato in modo spasmodico dall’Orefice stesso con un cannocchiale collocato in direzione della sua abitazione. Il torto del Camporeale è quello di vivere nel lusso, contornato da belle donne, pur avendo gli stessi introiti dell’Orefice.  Una tranquilla domenica che viene sconvolta dalla fuga dell’evaso Capurro, goffo boss che invece di fuggire all’estero come annunciato dal giornale radio, decide di  rifugiarsi, furtivamente, nella abitazione della famiglia Orefice.. Ne scaturiscono una serie di equivoci e situazioni tragicomiche che rendono piacevole e godibile la visione della commedia.

Il finale saraà una sorpresa come tutti i finali che si rispettano.

L’interpretazione da parte della compagnia teatrale è abbastanza fluida e ha un buon ritmo per tutta la durata dei tre atti, con qualche rallentamento dovuto a qualche incertezza da parte di alcuni attori, forse meno esperto. Antonio Federico regge con maestria la scena, da vecchio leone di palcoscenico, riuscendo a dettarne i tempi e dirigere gli attori attraverso una sapiente regia.

Cristina Scognamiglio, nella parte di Gemma, si cala pienamente nel ruolo, riuscendo a dare credibilità al suo personaggio, con brillantezza ed ironia, dimostrando padronanza del palcoscenico.

Oreste Marino rende bene il personaggio del bandito evaso Filippo Capurro, spesso goffo in diverse situazioni, che cerca di darsi un tono come “malamente“ di turno, ma in alcuni momenti sembra far parte della famiglia o non esserne il suo aguzzino, resistendo, inoltre, alle lusinghe amorose di Gemma.

Puntale e misurata la interpretazione di Rosario Marigliano che caratterizza bene quella del cameriere della sartoria, leggermente colpito da balbuzie, con qualche guarigione improvvisa.

Un personaggio molto interessante e per certi versi fondamentale nella storia è quello di Gioacchino, detto Pinky Pinky, magistralmente interpretato dal bravo Luca Consiglio il quale, avendo un bagaglio teatrale di indiscusso valore, ha dato le giuste caratterizzazioni, senza eccessi di protagonismo, guadagnandosi una positiva citazione come attore non protagonista.

Precise e generose le interpretazioni di Susy Scippa nel ruolo della figlia Teresa e di Sergio Carotenuto nel ruolo del Maresciallo Lorenzo Persico, nonché di Anna Ruggiano nel ruolo della intervistatrice, anche se forse potevano dare qualcosa in più nella credibilità del loro personaggio, essendo talvolta, in alcuni passaggi, un po’ troppo forzatamente teatrali.  Sufficiente la recitazione degli altri attori del cast, quali Antonella Valentino nel ruolo della mamma del Persico, Salvatore Libischi nel ruolo del professor Notari, anche se con qualche incertezza recitativa, forse dovuta alla non completa metabolizzazione del personaggio affidato. Nel complesso sobrie e valide le interpretazioni di Luigi Rollino come portiere dello stabile, dell’infermiere Domenico Sangermano, e delle vicine Anna Pepe, Giulia Petruzzi e Gaia Baiano, che hanno ben figurato, pur avendo parti minori.

Ottime le scene, anche se i costumi di alcuni personaggi non sempre sono stati in linea con gli anni di ambientamento della storia e i controscena, talvolta troppo marcati, che tendevano a distrarre lo spettatore oltremisura. Questi sono comunque tecnicismi di non grossa rilevanza, non inficiando un buon lavoro nel complesso valido e godibile da parte di una compagnia affiatata, che pur portando in scena un classico brillante, ha saputo darne un propria versione originale.

Bravi tutti  e complimenti!

Vincenzo Frattini