Green pass si Green pass no: il fitness si divide

Dalla diretta facebook sulla pagina di Alessandro Madonia, CEO di Palestre di Successo, in cui vi è stato un lungo dibattito tra i centri fitness partecipanti, si capisce bene che il settore è ancora una volta diviso dalle decisioni che il Governo sta varando a causa della pandemia. Tanti i dubbi sul nuovo decreto che prevedrà l’obbligatorietà del green pass, per poter accedere ai centri fitness.

A parlare è un settore che ne è uscito martorizzato dalle due grandi chiusure e che dall’anno scorso ha visto tanti mesi di stop e che ancora una volta è nel mirino di nuove restrizioni.

Da imprenditore non ho dubbi, direi si tutta la vita all’obbligatorietà del green pass, se fosse la condizione condizione per poter restare aperti e non andare incontro a nuove chiusure, d’altronde il comparto del fitness un’ulteriore chiusura non potrebbe assolutamente permettersela – dice Alessandro Madonia CEO di Palestre di Successo – ma da un punto di vista etico ho grandi riserve a riguardo. Premetto che sono vaccinato quindi il mio non è un ragionamento sul vaccino in sè e non ho intenzione di esprimermi in tal senso, non è mio campo. E’ ovvio che ognuno è libero di pensarla come vuole, ma è certo che dobbiamo partire da un assunto, ovvero che lo Stato è garante della salute dei cittadini e poi bisogna capire, cos’è un centro fitness per il Governo? Perché se per il Governo i centri fitness sono un luna park, allora sì, ci vuole l’obbligo del green pass ma se invece sono reputati luoghi nei quali si eroga salute e prevenzione, beh allora c’è qualcosa da rivedere . E’ ancora una volta un problema culturale, le palestre sono considerate un lusso, un di più, non una condizione necessaria per seguire uno stile di vita sano incentrato sulla prevenzione e sulla salute. Dimentichiamo inoltre, che all’interno dei centri fitness ci sono numerosi professionisti anche specialisti e a questo punto la domanda sorge spontanea, per andare da un medico occorre dunque il green pass?”.