Meglio un “like” sui social o un bacio dato dal vivo? Attualmente pare si preferisca più il mondo virtuale! Le dipendenze da apparecchiature tecnologiche, da fumo e da alcol: scopriamo come combatterle

Oggi il dottor D’Amato dibatte sulle dipendenze da fumo, alcol e da apparecchiature elettroniche. Partiamo dall’ultima, le cosiddette nuove assuefazioni, correlate ad un eccessivo uso di telefonino, computer, playstation, videogames/giochi, correndo poi il rischio d’incanalarsi nel vortice del gioco d’azzardo. Un fenomeno dilagante, oltre che preoccupante. Vincenzo D’Amato, psicologo ipnotista, non condanna l’avvento di tali tecnologie, consiglia di ridimensionarne l’utilizzo. «Oggigiorno vediamo i nostri figli completamente attaccati alla playstation o ai videogiochi; prediligono il gioco virtuale, anziché uscire all’aperto ed avere contatti umani – sentenzia il dottore – Se adoperati con parsimonia, detti mezzi forniscono validi supporti, ci danno l’accesso ad una finestra sul mondo ricca di opportunità, che in passato non avevamo. Ciò contribuisce a migliorare la nostra vita, viceversa servirsene in modo smodato ce la peggiora perché evitiamo di socializzare con gli altri, divenendo degli automi collegati in rete; tutti uguali, si vive per un like su Facebook e non più per un bacio dato dal vivo». In effetti è inquietante notare umani  maggiormente incuriositi a quanto stia accadendo sui social e per niente attenti a chi gli sta accanto. A tavola interi nuclei familiari distratti con la chat, trascurano un dialogo tra loro; lo stesso accade nelle comitive di amici. «Purtroppo è qui che scatta la dipendenza, non si riesce a fare a meno di connettersi», rivela D’Amato, il quale essendo ipnotista ha tra le mani un’ottima chiave di contrasto. Con l’ipnosi si va a fondo per capire le motivazioni di codesti bisogni. «Si tratta sempre di una carenza, semmai la mancanza di autostima per cui ci si nasconde dietro ai social, quindi è su quella che si deve intervenire». Lui mediante l’ipnosi risolve la problematica, però in questo caso si appella alle famiglie, «al buon senso perché fin quando parliamo di dipendenze patologiche, ovvero alcol, fumo, droghe e giochi d’azzardo ci vuole il contributo di un professionista, mentre per quella relativa alle nuove tecnologie un’influenza significativa la otteniamo da una rivisitata educazione e cioè a scuola, dove devono insegnare ai giovani a lavorare molto meno in maniera virtuale e di più in modo reale; tra le mura domestiche, in primis il capofamiglia deve dare l’esempio: se un genitore mangia col telefono in mano, il figlio non potrà fare altrimenti. E’ chiaro, non possiamo tenere i ragazzi lontano da queste tecnologie, significherebbe fargli mancare un pezzo, oggi il mondo è connesso, ma dobbiamo indirizzarli all’utilizzo sensato». Attraverso l’ipnosi si combattono pure le dipendenze da fumo e da alcol. Nel primo caso, di solito basta una sola seduta, specie se il paziente è fermamente deciso a smettere. Si induce una trans ipnotica e si danno le giuste suggestioni, creando presupposti adeguati per i quali il fumo venga rifiutato. Spesso abbiamo a che fare con una problematica di ordine psicosomatica, perché la dipendenza propria dalla nicotina può essere eliminata subito, considerato che il corpo la espelle in 48 ore, quindi se persiste la necessità di fumare si tratta di abitudine inconscia. Un atteggiamento al quale si è ancorati per scaricare stress, ma una volta che il fumo provocherà nell’individuo un senso di rigetto questi non assocerà più il gesto ad un fattore positivo. Quando il problema è l’alcolismo, D’Amato si avvale di strategie diverse dalla tecnica prevista per il fumo, così come i tempi di risoluzione sono variabili poiché un soggetto dedito a consumare molto alcol potrebbe presentare malesseri interiori, ben radicati. Ecco dunque che l’ipnotista andrà ad operare con una regressione, stanando il trauma inconscio. Talvolta l’alcol appare il rifugio ideale in cui perdersi, in grado di farci abbandonare pensieri negativi o meglio compromette a livello cerebrale tutto ciò che è nella nostra razionalità. Ovvio, se qualcuno ogni tanto beve non è un alcolizzato, invece nel momento in cui non può farne a meno, nonostante razionalmente voglia evitare, lì possiamo parlare di alcolismo. La prossima settimana il dottor Vincenzo D’Amato analizzerà la dipendenza dal sesso e dal sentirsi obbligato, laddove un individuo ricopre professionalmente un ruolo di vertice, a rivolgere avances a malcapitate subordinate. Chiunque voglia chiedere consigli al dottore può inviare un messaggio al seguente numero 347 3843638 e provvederemo a farglielo recapitare.