“NEW DEAL” PER L’ITALIA E PER IL SUD NELLA PROPOSTA DELLA “VERA RINASCITA”

Un “New Deal” per l’Italia e per il Sud, per l’occupazione, il lavoro e l’economia. Un piano strutturale e non semplicemente straordinario e legato all’emergenza post-covid, per stimolare i consumi interni e le attività in grado di creare valore, non disperdendo le risorse a disposizione, che siano quelle reperibili mediante l’aumento dei budget di spesa pubblica grazie al maggiore debito consentito per la pandemia, che attraverso l’utilizzo dei nuovi strumenti messi a disposizione dalla UE con il Recovery Fund che saranno davvero ingenti per il nostro paese. Un meccanismo virtuoso che solo in apparenza punta sull’aumenta della spesa pubblica, ma che in realtà mette in moto un intero settore economico, permettendo di auto-finanziarsi.
LA PROPOSTA
E’ quanto suggerisce, attraverso una serie di analisi a valenza scientifica e tecnica, il gruppo di lavoro della “ VERA RINASCITA”, al quale aderiscono nomi importanti del mondo Accademico e delle professioni. Il punto di partenza è costituito dal possibile potenziamento dello strumento cosiddetto SUPERBONUS 110 , perché proprio il settore dell’edilizia privata – con la crisi del commercio e del turismo – diventa strategico e da rilanciare, per stimolare l’occupazione, la crescita, la ripresa economica ed i consumi. I superbonus edilizi, che permettono – grazie ai crediti d’imposta cedibili, ora senza vincoli – di operare nell’unica direzione possibile per ottenere efficaci e rapide ricadute, consentiranno dunque la riqualificazione dell’edificato esistente e, con esso, del territorio in senso generale, dove sopravvive un’edilizia di livello mediamente scadente e vetusta.
IL RUOLO FONDAMENTALE DELL’EDILIZIA PRIVATA
L’edilizia privata può quindi oggi, finalmente, svolgere un ruolo virtuoso di stimolo per le imprese locali di migliore qualità, oltre che di traino delle imprese di minori dimensioni, e meno “strutturate”, verso una inevitabile professionalizzazione del settore. E costituire una opportunità per le aziende di produzione di materiali e tecniche innovativi, così come, ad esempio, della bioedilizia e della tecnologia, o ancora si pensi alla domotica, alla green-economy ed a tutto ciò che riguarda sicurezza e risparmio energetico, fino a diventare un vero key driver di un sistema di economia circolare, con l’uso di materiali e beni provenienti dalla filiera del riciclo e del riutilizzo.
I VANTAGGI
Una serie di strumenti che, se applicati, potrebbero innestare un circolo virtuoso in grado di attivare investimenti sostanziosi e occupazione in tutta la filiera, tali da generare consistenti entrate tributarie, che si rivelano, in previsione, insieme agli altri vantaggi indiretti, maggiori della spesa pubblica per i relativi investimenti. Solo per fare un esempio il costo della manodopera diretta per opere di riqualificazione energetica e miglioramento antisismico, è circa il 35% del costo complessivo dell’intervento, a cui occorre aggiungere le attività professionali necessarie. Pertanto investendo cinque miliardi di euro per interventi di tal genere, si genererebbe una maggiore occupazione diretta, che considerando il costo annuo medio di un operaio, senza calcolare l’indotto, è di circa 40.000 lavoratori; mentre compreso l’indotto si genererebbero, per ogni miliardo investito, circa 15.555 posti di lavoro (dati ANCE Campania – ACEN in “La riqualificazione sostenibile del patrimonio edilizio in Campania”, a cura di Bruno Discepolo, Edizioni Graffiti Napoli dicembre 2017). E’ evidente che si otterrebbero maggiori introiti per IRPEF, addizionali regionali e comunali oltre all’IRPEF, IRES, IRAP, IVA e contributi INPS e cassa edile.
In effetti solo riguardo ai costi diretti per gli investimenti si otterrebbero maggiori entrate fiscali pari a circa il 36% dell’investimento. Tenuto, poi, conto che nel settore delle costruzioni, solo il 4,2% degli acquisti è importato, mentre il 95,8% è di produzione interna, per la gran parte all’interno della stessa regione, gli effetti stimati, sulle entrate fiscali generabili, sono maggiori dell’importo degli interventi, in alcuni casi addirittura quasi doppi.
LE CRITICITA’ ATTUALI
Vista la normativa, e, soprattutto, in base al quadro economico generale ed agli indubitabili effetti positivi su occupazione, sviluppo e PIL nazionale e locale, occorre rendere strutturale la misura del Superbonus 110%, con la previsione di uno stanziamento nel bilancio statale , eventualmente prevedendo due fasi: una prima per l’intero territorio nazionale fino al 2030, e poi una seconda, per altri 10 anni, sino al 2040, per completare l’opera complessiva, riservato ai territori in ritardo di sviluppo. Realizzando quindi un vero e proprio PIANO PER L’EDILIZIA , che miri a superare le diverse criticità: intralci burocratici, sussistenza di irregolarità urbanistiche, o veri e propri abusi, agibilità e fruibilità degli archivi edilizi comunali, digitalizzazione, semplificazione burocratica ed efficientamento degli uffici della p.a. locale.
STANZIAMENTI INSUFFICIENTI
A tal proposito, per verificare l’effettiva portata di tale strumento, partendo dalla attuale situazione, è stato eseguito un approfondimento sulle coperture finanziarie per il superbonus edilizio 110%, ai sensi dell’ art. 118 comma 16 quater D.L. 34/2020, verificando che per esso sono previsti in totale 14.5 mld € PER IL 2020/2021, che sembra essere stato prorogato sino a tutto il 2022, suddivisi in circa 6 anni, presumibilmente determinati in base agli anni delle detrazioni.
A questo si aggiungono i circa 5 miliardi di euro, che in base alla legge di bilancio per il 2021 sono previsti a copertura dell’allungamento della misura al 30/06/2022 e per le opere iniziate prima di tale data, che abbiano già raggiunto il 60% di realizzazione, e ultimate al 31 dicembre del 2022, grazie agli sforzi di alcuni illuminati sostenitori della misura per fortuna presenti nelle nostre istituzioni.
Ebbene, tali somme, se si rimuovessero gli evidenziati ostacoli involontari alla materiale efficacia del programma, si rivelerebbero evidentemente INSUFFICIENTI, se si opera una operazione di immediata e semplice verifica.
Dati alla mano, si comprende che per la Campania, la misura è attualmente insufficiente. Secondo i dati ISTAT sono presenti sul nostro territorio ben 892.308 edifici, di cui 35.675, veri e propri condomìni, con più di 10 unità abitative e 856.633 fabbricati con meno di 10 unità abitative. Pertanto, partendo dai circa 14,5 miliardi di euro complessivi stanziati per il 2020/2021, se anche alla Campania toccasse il 15% del totale nazionale, si avrebbe a disposizione per essa una cifra di circa 2,15 miliardi di euro.
Se considerassimo anche i 5 miliardi previsti per il 2022, con una simulazione simile, avremmo un ulteriore 15% aggiuntivo, pari a circa 750 milioni di euro a disposizione per ulteriori interventi.
Tale somma, pur se incrementata per il 2022, se si rimuovessero gli ostacoli involontari evidenziati alla materiale efficacia del programma, si rivelerebbe insufficiente, se si opera una semplificata ma immediata verifica.

Orbene il costo di un intervento strutturale e di risparmio energetico, per gli stabili più grandi, può essere pari mediamente a circa 700.000 euro.
Se tali stabili più grandi, tutti contemporaneamente, volessero adottare lo strumento del Superbonus 110%, si avrebbe che, dividendo l’importo complessivo di 2,9 miliardi di euro (fino al 2021 euro 2,15 +0,75), per i 700,000 euro del singolo intervento, risulterebbe che potrebbero essere finanziati solo 4.143 condomìni, sui 35.675 edifici di grandi dimensioni.
Una percentuale pari a circa lo 11,6% degli edifici esistenti più grandi, che sul totale degli edifici campani risulterebbe essere pari allo 0,5 %.

Se poi invece considerassimo che, solo, gli edifici minori volessero adottare lo strumento del Superbonus 110%, con una media di 200.000 euro ad intervento, potrebbero essere finanziati solo 14.500 edifici su di un totale di 856.633 di edifici di piccole dimensioni. Un totale in questa seconda ipotesi pari all’1,7% sul totale degli edifici esistenti più piccoli, che scenderebbe all’ 1,6% sul totale degli edifici esistenti in Campania.
Se invece volessimo calcolare il totale del fabbisogno economico dell’ intervento sul totale deli edifici in Campania si avrebbe:
35.675 edifici grandi x 700.000 € = 24,5 mld € circa
856.633 edifici piccoli x 200.000 € = 170 mld € circa
Totale 194,5 mld € circa contro i 2,9 stanziati dal Governo

 

CONCLUSIONI
Pertanto pur ritenendo grandemente apprezzabile questo prolungamento della misura al 2022, ringraziando coloro che con il loro impegno hanno reso possibile tenerla ancora viva, in maniera che possa così ancora costituire un progetto attivo ed evitando che cada nel dimenticatoio delle belle intenzioni, è necessario considerare tale misura come un passaggio utile per una sistemazione definitiva.
C’è, infatti, bisogno di un ulteriore sforzo, per rendere il piano pienamente efficace, superando le criticità evidenziate e la carenza di fondi, virtualmente e/o nominalmente necessari (visto che solo gli incrementi di entrate e del pil comporterebbero effetti superiori alle somme investite), in maniera che l’intervento per il 2022 possa costituire un “ponte” per conservare l’utilità e renderlo strutturale come indicato.
Così da divenire insieme ad altri progetti strategici, il fulcro del piano nazionale per il programma Nex Generation EU, meglio conosciuto come recovery plan, per un NEW DEAL PER L’ITALIA E PER IL SUD IN UN PIANO TRENTENNALE PER L’EDILIZIA.

Allo stato quindi è impossibile pensare e pubblicizzare che lo strumento del Superbonus potrebbe essere utilizzato da tutti i cittadini, senza ricorrere ad investimenti economici privati!

*Alla elaborazione del presente documento hanno aderito:
Ing. Luigi Iaquinta, Dott. Paolo Gabriele, Prof. Francesco Serao, Prof. Luciano Nunziante, Prof. francesco Lelj, Prof. Michele Brigante, Prof. Salvatore Visone, Prof. Mario Di Mauro, Prof. Giovanni Perillo, Prof. Antonio Formisano, Prof. Aldo Zollo, Prof. Susy Castillet, Prof. Luigi Del Viscovo, Prof. Antonio Gesualdo, Prof. Elena Mele, Prof. Massimo Blasi, Prof. Luigi Santini, Prof. Bruno Amato, Prof. Enrico Matano, Ing. Claudio D’Ambra, Ing. Stefano Iaquinta, Ing. Paola Marone, Ing. Manuel D’auria, Ing. Eduardo Pace, Ing. Sergio Burattini, Ing. Giorgio Saggiomo, Ing. Francesco Cipriani, Ing. Michele Silvestrini. Ing. Michele Di Lorenzo, Ing. Claudio Cuccorese, Ing. Fabio Di Stefano, Ing. Marco Di Stefano, Ing. Giuseppe De Cicco, Ing. Antonella Vaccaro, Ing. Ada Minieri, Ing. Lisa Castaldo, Ing. Ettore Nardi, Ing. Giuseppe Iazzetta, Ing. Nicola Di Raffaele, Arch. Rosario Di Muzio, Ing. Gaetano Mirto, Ing. Salvatore Baldan, Ing. Cosimo Cocca, Ing. Fabrizio Gentile, Ing. Michele La Veglia, Ing. Raffarle Combierati, Ing. Tommaso Curcio, Ing. Guetta, Ing. Ciro Grumetto, Ing. Giuseppe Valmassoni, Ing. Michelangelo De Mutiis, Ing. Gennaro Ruotolo, Ing. Alfonso Grimaldi, Ing. Camillo Alfonso Guerra, Ing. Davide Piccoirillo, Ing. Emilio Rodontini, Ing. Pasquale Ciaramella, Ing. Andrea Addeo, Ing. Roberto Blasi, Ing. Roberto Turri, Arch. Stefano Lancellotti Arch. Giuseppe Maisto, Arch. Paolo Stabile, Arch. Aniello Calcagno, Ing. Antonio Basilicata, Dott. Giulio Lamanda, Dott. Carmine Guarino, Dott. Dott.ssa Marilena Nasti, Dott.ssa Antonella Avancini, Dott. Pio Del Gaudio, Dott. Davide Palladino, Dott. Luciano Bonetti, Dott. Paolo Caputo, Dott. Giuseppe Caprio, Dott. Ezio pisapia, Dott. Guglielmo Cardaci, Dott.ssa Simona Merolla, Dott. Salvatire Sorbino, Dott. Roberto Sorrentino, Dott. Ezio Pisapia, Avv. Tiziana Fucci, Avv.Maria Rosaria Pace.