Positano Teatro Festival, Domenica 5 e Lunedì 6 agosto 2 spettacoli

Domenica 4 agosto, alle 21,00, appuntamento musicale alla piazzetta di Nocelle, dove il gruppo Suonno d’Ajereci incanterà con i classici della canzone napoletana reinterpretati con moderna musicalità nello spettacolo “SUSPIRO”.

Concerto teatralizzato del trio SUONNO D’AJERE mise en espace di Fiorenzo Madonna.

Suonno D’Ajere, è un ensemble composto da Irene Scarpato (canto), Marcello Smigliante Gentile (mandolino, mandola, mandoloncello) e Gian Marco Libeccio (chitarra classica). La formazione – che nel nome evoca il singolo omonimo realizzato da Pino Daniele nel disco d’esordio Terra mia (1977), quale ideale punto di connessione tra i codici popolari e la ostinata ricerca di essere contemporanei – è attivo da 2016 e via via ha sviluppato un credo rigoroso e intransigente. Tanto da viaggiare dentro le melodie e i ritmi, circumnavigando le serenate e le canzoni umoristiche per far tornare alla luce, oggi, quel mistero e quella sapienza compositiva e di interpretazione che ha reso la canzone napoletana una disciplina. Alias un patrimonio immateriale.

Il credo della band Suonno D’Ajere (reduci da una tournée a Vienna e dalla vittoria al Folkest di Udine) è proporre brani poco esplorati del patrimonio partenopeo, intrecciandoli ad altre pagine più emerse con la volontà irremovibile di restituire dignità e spessore alla tradizione, slegandola dall’immagine di vetrina e cercandone l’intimità e l’essenza. La scelta stessa della strumentazione richiama le formazioni da “posteggia” del primo ‘900 però l’esecuzione ha un approccio più filologico, lontano da quello passeggero di strada. L’effetto è un mix suadente e fisico di architettura popolare e mood classico ed è il crocevia fragile tra questi due mondi…

 

Lunedì 5 agosto, alle21,00,Roberto AzzurroMontepertuso, dopo essere già stato interprete del “Processo ad Oscar Wilde”, tornerà a vestire i panni del poeta irlandese Oscar Wilde ne “LA BALLATA DEL CARCERE DI READING”,accompagnato dal pianista Matteo Cocca.

In un piccolo hotel chiamato Chalet Bourgeat, in Francia, Oscar Fingal Flaherty Wills Wilde scrive La ballata del carcere di Reading, celebre componimento poetico concepito dopo la sua scarcerazione il 19 maggio 1897 dalla prigione di Reading. Wilde fu accusato di omosessualità nel 1895 e, nel novembre dello stesso, condannato a due anni di lavori forzati.

E dalla fine di quel famoso Processo, che da anni mi fregio di portare sulle scene italiane e non solo, che io riparto, da quelle parole disperate del suo De Profundis, col quale immagino urli il suo scioccante ingresso nelle mura della infame prigione, per poi ritrovarsi fra le pareti di una angusta cella. Un grido di dolore, un testo sincero che ci restituisce un Wilde più umano, ma non per questo meno lucido. Lucido nel denunciare la terribile esperienza vissuta in prigione e nel raccontare la convivenza con un condannato a morte, evocandone il rituale assurdo e feroce dell’esecuzione capitale. E qui Wilde maturò la sua riflessione sulla maniera in cui tutti possiamo considerarci malfattori, in cui tutti abbiamo bisogno di essere perdonati, e qui maturò anche la sua conversione religiosa. L’ironia e il riso che hanno sempre accompagnato la sua opera lasciano il posto alla sofferenza, che non è mai grido sguaiato, ma solo lamento. Un dolore ancora più tangibile in un uomo come lui, abituato ai salotti favolosi dell’Inghilterra vittoriana e piombato all’improvviso nel buio di una cella. Distrutto dalla fatica e dalla umiliazione, provato nello spirito e nel fisico, invecchiato e disperato – lui concepirà appunto i versi della sua Ballata dove sembra non voler accettare definitivamente non tanto che il carcere possa spezzare i cuori, quanto che possa ridurli in pietra.

Il pianoforte di Marco Sgamato sarà il contrappunto emotivo e dolente di un uomo favoloso, imprigionato e salvato dai suoi versi magnifici e dolorosi e splendenti.