Attenti a non confondere le problematiche

Stop ai facili “Tso”, (trattamento sanitario obbligatorio); è l’allarme gridato da diversi operatori del settore. Sempre più frequentemente infermieri e medici si vedono chiamati in causa dinanzi a soggetti in preda ad attacchi di panico, di ansia o semplicemente sotto stress, di conseguenza trattati magari con psicofarmaci e non è un bene, anzi. Dato di fatto confermato dallo psicologo Vincenzo D’Amato il quale, ritrovatosi per puro caso in un pronto soccorso, parlando con il personale addetto è saltato fuori detto problema. «Il punto è l’utilizzo che si fa degli psicofarmaci», sostiene il dottor D’Amato, ipnologo specializzato, perciò racconta quanto appreso dagli infermieri in merito ai trattamenti sanitari obbligatori: «Mi dicevano che ogniqualvolta arrivano ragazzi con attacchi di panico, di ansia, ecc. in pratica o vengono sottovalutati per cui gli danno un paio di gocce e li rimandano a casa oppure sopravvalutano la problematica, mandandoli direttamente in Tso, cioè attraverso percorsi di tipo psichiatrico, da cui si ottengono due elementi: il primo è che prontamente li imbottiscono di psicofarmaci e sappiamo bene che non risolvono il problema, bensì lo tamponano, infatti non agiscono sulla causa ma sull’effetto; inoltre in secondo luogo percorsi del genere vanno a segnare la vita di questi ragazzi». Per la società probabilmente sarebbero considerati pazzi o peggio ancora, qualora dovessero inseguire determinate ambizioni, quell’esperienza purtroppo ne pregiudica la reputazione quindi se può essere evitata è giusto non attuarla. Ben diverso, invece, il discorso nel caso in cui ci fosse una patologia grave. E’ fondamentale dunque saper riconoscere la reale natura dell’intervento a cui ricorrere e per poterlo fare c’è bisogno di personale informato e soprattutto formato; pertanto Vincenzo D’Amato, oramai da tempo attestatosi tra gli ipnotisti maggiormente qualificati, spiega che se un ragazzo ha un attacco di panico, anziché curarlo con la farmacologia ad alti dosaggi, è facilmente trattabile mediante l’ipnosi. E la motivazione sta nell’assunzione degli psicofarmaci giacché l’individuo reagisce di meno in quanto ha assopito le sinapsi, allora ha continuamente sonno, accusa stanchezza cronica, casomai resta sempre chiuso in casa così non avendo stimoli cade in depressione.  La farmacologia, come detto, non lavora sulla causa ma sull’effetto, mentre l’ipnosi va a ricercare proprio la causa ed un attacco di panico ha indubbiamente un movente scatenante, quale un trauma pregresso o una paura provata in un preciso momento della propria vita. Individuarlo è l’unico mezzo per eliminarlo definitivamente. Allo psichiatra ci si affida quando di base già c’è una patologia importante iniziale, semmai un bipolarismo forte, una personalità borderline, una schizofrenia. In riguardo approfondiamo ciò che avevamo precedentemente accennato con D’Amato, ovvero se l’ipnologo può accettare casi di soggetti sotto cura farmacologica: «Quando ve ne è una in atto, quindi di fronte ad una diagnosi fatta dallo psichiatra non si può agire con l’ipnosi, se non a braccetto con lo psichiatra stesso perché l’ipnotista, come pure lo psicologo, non ha facoltà di segnare o eliminare medicinali, quindi deve confrontarsi con lo psichiatra in modo da capire quali di quei farmaci siano fondamentali, se la terapia farmacologica si può diminuire e se ovviamente è il caso di iniziare ad intervenire con l’ipnosi. Il paziente sotto cura farmacologica reagisce a livello neuronale – continua il professionista – quindi ipnosi e farmacologia, ripeto, non vanno d’accordo perché da un lato la farmacologia va ad assopire, quindi a mettere a dormire i neuroni, come anche il problema e l’intero paziente è addirittura un po’ addormentato, l’ipnosi invece agisce appunto sulle sinapsi, su quelle che sono le reazioni a livello cerebrale per arrivare all’inconscio, pertanto se ci sono delle reazioni contrastanti che non sono veritiere cioè quello che io do come suggestione viene recepita non allo stesso modo di chi non sta subendo farmaci, chiaramente non riesci ad avere l’effetto che vorresti immediatamente». Per concludere torniamo all’argomento principale dell’intervista col dottore: l’importanza di distinguere gli interventi da praticare. La distinzione avviene solo tramite figure professionali adatte, ecco perché bisogna fare formazione nelle strutture sanitarie, dove da lì possono inviare soggetti da trattare in maniera naturale a chi di dovere, quale ad esempio l’ipnologo. Attraverso l’ipnosi si giunge rapidamente alla risoluzione di tante problematiche ed in alcune Asl sono attrezzati per praticarla, vedi Potenza o in altre presenti nel nord Italia.