Il cervello e i sogni

Sognare è fondamentale per un essere umano. Durante questa attività ha piena libertà di dare sfogo alle sue pulsioni oltre a rievocare quanto è stato fatto dall’energia, nel corso della propria evoluzione. Quando dormiamo il cervello assume dei comportamenti suddivisi in due fasi: il sonno rem e quella del sonno profondo. Nella prima, il momento del dormiveglia, riusciamo già ad aprire una connessione con il nostro inconscio, dove tutto è contenuto, dopodiché, sprofondando nella seconda, la connessione è totale; ecco perché certi sogni ci sembrano veri, sostanzialmente li andiamo ad esplorare con i tutti i sensi. Nell’immediato risveglio, infatti, abbiamo la sensazione di venir fuori da scene reali, positive o negative che siano, ovvero gli incubi nell’ultimo caso. La motivazione chiara ce la descrive il dottor Vincenzo D’Amato, psicologo ipnotista: «Nel sogno è possibile accadono tre cose: la prima, come diceva Freud, dà il via all’elaborazione di quanto vissuto durante il giorno; la seconda si prospetta quale frutto di una rimozione messa in atto in chiave razionale, e per farmi comprendere meglio cito proprio un suo esempio: litigo con mio padre, arriverei alle mani, non lo posso fare, pertanto la notte sogno che lui è morto in un incidente, cioè il mio inconscio ha rielaborato l’evento in questione a modo suo, ma portandolo a quello che era il desiderio del momento; oppure nel sogno viviamo un qualcosa che abbiamo fatto già. Sogno di essere un cavaliere? Probabilmente lo sono stato». Nella fase rem, però, ricordiamo di più anche se sogniamo molto meno, effettivamente siamo poco coinvolti, invece se succede nel sonno profondo attingiamo alla connessione totale, perciò essendo completamente presi emotivamente, tendiamo a dimenticare. Le ragioni sono da leggerle nel fatto che logicamente il sonno è profondo, inoltre «noi occidentali – precisa il dottor D’Amato – non siamo avvezzi a considerare il sogno un valore simbolico, come capita in altre civiltà; per alcuni è importante, quindi si abituano nel tempo, fin da bambini, al ricordo». Diversamente, noi lo conserviamo alla memoria nell’istante in cui stiamo ripercorrendo qualche evento talmente forte da farci svegliare all’improvviso; siccome lo tiriamo fuori dalla fase in cui è contenuto con i cinque sensi, nel mentre ci troviamo tra il sogno e la parte reale percepiamo le sensazioni in maniera del tutto vere, dato che stavamo realmente pescando nella nostra mente inconscia che memorizza appunto sui cinque sensi, a differenza di quella razionale che lo fa per frame. Dopo esserci risvegliati, se la storia era interessante e vorremmo riprenderla, addormentandoci nuovamente, non è sicuro possa concretizzarsi, difatti non esistono regole a tal proposito. «Il sogno non è gestibile – racconta lo psicologo – viaggia per casualità. Può essere stimolato attraverso ciò che si guarda razionalmente, però poi non è detto che quanto visto porti, a livello inconscio, al recupero di un dato; magari potrebbe ricondurre a creare delle informazioni, perché, come dicevamo prima, il sogno può essere anche semplicemente la rivisitazione di un vissuto di giorno, elaborato nella notte. Potrebbe trattarsi della rielaborazione di scene rimosse durante la giornata, dove ad esempio istintivamente si hanno delle pulsioni».