L’ira di padre Zanotelli “La strage di migranti peserà sulla coscienza di Salvini”

Abbiamo avuto il privilegio di averlo qui a Napoli e credo che da quando sia arrivato, circa vent’anni fa, questa città abbia visto una nuova rinascita spirituale e culturale. Le rivoluzioni che nascono dal basso sono più lente ma più “RESISTENTI”! Grazie padre Alex per quanto fai per tutti noi in modo instancabile. Grazie per il tuo esempio, grazie per la tua amicizia.” Questo quanto dichiarato da Giuseppe Alviti Portavoce ufficiale Identità Meridionale.

Missionario comboniano, dopo aver completato gli studi di teologia a Cincinnati (Usa) è partito per il Sudan. Dopo otto anni viene allontanato dal governo a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba e della coraggiosa testimonianza cristiana. Assume la direzione della rivista “Nigrizia” nel 1978 e contribuisce a renderla sempre più un mensile di informazione, nel solco di una tradizione avviata nel 1883 e consolidatasi a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Il suo programma di lavoro è ben chiaro fin dall’inizio: “Essere al servizio dell’Africa, in particolare ‘voce dei senza voce’, per una critica radicale al sistema politico-economico del Nord del mondo che crea al Sud sempre nuova miseria e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi”. Per quasi dieci anni, Zanotelli ha saputo prendere posizioni precise e imporsi all’opinione pubblica italiana, affrontando i temi del commercio delle armi, della cooperazione allo sviluppo affaristica e lottizzata, dell’apartheid sudafricano. È stato anche tra i fondatori del movimento “Beati i costruttori di pace”, con cui ha condotto molte battaglie in nome della cultura della mondialità e per i diritti dei popoli. Nel 1987 – su richiesta di esponenti politici e vaticani – Alex Zanotelli lascia la direzione di Nigrizia ma la sua eredità culturale, raccolta dai successivi direttori e redattori, continua a manifestarsi anche oggi. Per dodici anni ha poi vissuto come missionario a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya. Rientrato in Italia nel 2001, con un confratello comboniano ha scelto di vivere al rione Sanità di Napoli, con l’obiettivo di sempre: “Aiutare la gente a rialzarsi, a riacquistare fiducia”. Da lì, da una delle zone a maggiore concentrazione mafiosa del Paese, padre Alex non smette di far sentire la sua voce critica: contro l’aumento delle spese militari, contro la privatizzazione dell’acqua, a sostegno di una politica di accoglienza, per un Paese più inclusivo e solidale. In nome del Vangelo.