Perdona e perdonati

Perdonare e perdonarsi: la formula magica per condurre un’esistenza sgombra da negatività concatenate al rancore. Anziché impuntarci sull’aver a tutti i costi ragione, impariamo a rinnegare la discordia. Il perdono è il segreto per «stare in pace con te stesso e con gli altri, quindi vivere al meglio la tua vita», consiglia il dottor Vincenzo D’Amato. Saper perdonare è importante, per questo se un individuo presenta un carattere forte, sicuro del suo “Essere”, quindi più incline a lasciar correre dopo aver ricevuto uno screzio, non dovrebbe faticare molto ad accordarlo, certo di vigilare attentamente in futuro. D’altronde legarsi al dito un evento poco felice può calare in una condizione di blocco, creando disarmonia. Lo psicologo, però, in proposito ritiene capace di perdonare non solo chi è forte ma «ogni persona che attribuisce il giusto valore alle cose, per cui, più che il rancore, valorizza i rapporti, i sentimenti, soprattutto la tranquillità e la serenità. Perdonare non vuol dire far ripetere l’evento, attenzione – continua D’Amato – si perdona l’episodio in particolare perché si capisce il momento di debolezza di chi ha sbagliato verso di noi, anche se non gli dobbiamo dare ulteriori occasioni di farlo. Se quella persona ha commesso l’errore una volta, probabilmente la colpa non è solo sua ma altrettanto mia, partendo sempre dal presupposto che le azioni ricevute sono di riflesso ai nostri atteggiamenti. Siamo noi a dare l’opportunità di farci del male. Tutto quanto ci accade, viene fuori da un’energia che abbiamo trasmesso. Le aperture le creiamo noi». Tesi valida perché concedere troppo, oppure riporre fiducia illimitata nei confronti del prossimo può originare spiacevoli esperienze e come sottolinea il dottor D’Amato è semplice poi incolpare gli altri, magari accusare i politici quando invece non realizziamo alcunché per modificare il nostro governo o ci lamentiamo di avere il raffreddore, senza esserci preoccupati di coprirci in presenza di un clima decisamente freddo. A D’Amato, psicologo ipnotista, affidiamo inoltre un’analisi sull’incapacità di alcuni nel non riuscire a perdonarsi: «Lì si innescano meccanismi patologici». In tal caso vige la spiegazione delle quattro dimensioni: la prima è quella reale ove c’è un problema di base, intravisto come impedimento giacché opprime, vincola alle azioni del soggetto, quindi da una condizione ed impedimento per un qualcosa, tipo un sogno infranto, un distacco genitoriale, dunque affettivo che si genera nella fase appunto dei primi anni di vita quando si vive un rapporto coi genitori. Poi c’è una seconda fase, quella virtuale, si può passare ad essa nel momento in cui si ha un conflitto con se stessi, ragion per cui ci si sente incapaci, colpevoli: “la colpa è mia” e dalla “colpa è mia” la colpa diventa “degli altri”. Qui viene chiamato in causa il destino, qualcun altro fa in modo che le cose vadano male, di conseguenza c’è un conflitto, una malattia funzionale su di una problematica in cui si teme il giudizio degli altri, paura di sbagliare perché “gli altri fanno in modo che”, fino ad arrivare alla fase spirituale dove il pensiero è: “tutto quello che mi accade è perché il mondo intero mi è contro, cioè le energie del mondo sono contro di me e quindi non sono capace perché qualsiasi cosa faccio è già segnato che mi deve andare male” ed in questa fase la persona può arrivare anche ad atti estremi. Risulta, con ciò, fondamentale l’auto-perdono: «Sì, siamo esseri umani, possiamo sbagliare, siamo fatti non perfetti; l’essenziale è che l’errore serva da lezione», sostiene Vincenzo D’Amato, counselor hypnotherapist e proprio l’ipnosi è un ottimo rimedio per coloro i quali incontrano difficoltà nel sapersi perdonare. Seguendone un percorso di sedute si risolvono quei problemi interiori, permettendo di andare a fare pace con se stessi e dunque anche con gli altri.